La sentenza è netta, l’esperto non ha dubbi: ecco cosa ha detto sulla leggenda tedesca.
Non è un periodo semplice per Lewis Hamilton, si sa. Il britannico sa incontrando enormi difficoltà alla guida della sua Ferrari, con la quale non ha ancora trovato il feeling sperato. Ma Lewis Hamilton è, comunque, un sette volte campione del mondo, ragion per cui nonostante le sue prestazioni deludenti la sua figura viene sempre inserita nell’Olimpo dei piloti della storia della Formula 1.

Il paragone più frequente, per via dei titoli vinti, è quello con Michael Schumacher. Sono tanti i tifosi che sostengono che il tedesco sia stato il migliore della storia, in un dibattito ancora acceso e che, probabilmente, non smetterà mai di esistere. E probabilmente la verità sta nel mezzo.
Ne ha parlato anche James Vowles, attuale team principal della Williams, che ha analizzato punti a favore del tedesco e quelli a favore del britannico. Nel corso del podcast “High performance”, Vowles ha provato a sciogliere i nodi.
Vowles confronta Schumacher e Hamilton: le parole del team principal della Williams
“Michael non era il più dotato alla guida. Ho già detto che quello è Lewis. Sapeva estrarre ogni millisecondo da sé stesso e ogni millisecondo dal team. Diceva ‘si va in quella direzione’ e tutti lo seguivano. Così tanto che entrambi i lati del garage volevano che vincesse”, ha commentato il team principal in ricordo di Michael Schumacher.

Dall’altro lato, invece, Lewis Hamilton con i suoi punti a favore. “Ha un senso del limite che va oltre i dati. È un ottimizzatore, uno che prende il simulatore come base ma poi ascolta le sensazioni. In Brasile, il sim diceva di usare la settima marcia. Nico lo faceva. Lewis ha detto ‘non mi torna’, è tornato in sesta e ha guadagnato un decimo. In FP1 sembra un polipo sul volante, cambia tutto, esplora tutto. A volte usciva alla prima curva cercando il limite in frenata. Su 20 giri ne completava uno”, ha dichiarato Vowles sulle competenze di Hamilton.
E d’altronde è quello che sta accadendo adesso alla Ferrari. L’ambientamento in pista del britannico sulla monoposto rossa sua complicando le cose, ma le dinamiche sono pressoché le stesse. Hamilton va alla ricerca del limite con una macchina con cui ha ancora poca confidenza.