Numeri impressionanti che fanno strabuzzare gli occhi ai tifosi. Ecco cosa sta succedendo in NBA.
La stagione NBA si è conclusa con il titolo che è andato ad Oklahoma City. I Tunder hanno superato gli Indiana Pacers e si sono laureati campioni NBA. Ma le trenta franchigie sono ormai già con la testa alla nuova stagione. L’ultimo tentativo di LeBron con i Lakers in coppia con Doncic? Dallas con la nuova stella Cooper Flagg? Jokis e Giannis che trascinano di nuovo Nuggets e Bucks? O la conferma di OKC?

Tante le suggestioni possibile, con però una certezza: OKC non cederà facilmente l’anello. La franchigia dell’Oklahoma ha infatti già messo le cose in chiaro. E l’ha fatto blindando con una serie di maxi rinnovi la squadra che ha appena vinto il titolo. Insomma, i Thunder non hanno alcuna intenzione di essere una meteora, ma di aprire una vera e propria dinastia. In una NBA che ha visto 7 squadre diverse vincere negli ultimi 7 anni, OKC vuole provare l’impresa.
Ben 822 milioni di dollari, questa è la cifra che il GM Sam Presti ha stanziato per i rinnovi dei vari talenti di OKC. Shai Gilgeous-Alexander ha prolungato il suo accordo per 285 milioni di dollari in quattro anni. Non da meno Chet Holmgren e Jalen Williams che, con vari bonus potrebbero arrivare attorno ai 250 milioni in cinque anni. E poi ci sono gli ‘spiccioli’: 24 milioni per l’estensione triennale di Jaylin Williams e 9 milioni a Ajay Mitchell. Cifra totale: attorno agli 800 milioni di dollari.
Gli Oklahoma City Thunder fanno all-in: reggeranno economicamente alla spesa folle per i rinnovi
Cifre che in NBA non si erano mai viste. La tattica di Presti è però chiara: blindare le sue stelle. OKC ha la fortuna di avere una squadra giovane, che può vincere per anni senza dover avere la necessità di rinnovare il roster. Ma come fare senza cadere nella temuta regola del second apron?

Per chi non lo sapesse il second apron è una regola che, detta in breve, impone tutta una serie di limitazioni alle squadre che sforano per più anni consecutivi il salary cap. Nata per evitare che i big market, attraverso il pagamento della luxury tax, fossero avvantaggiati rispetto agli small market, quest’anno ha già mietuto la prima vittima eccellente: Boston. I Celtic infatti hanno ritenuti irrazionale, vista anche la situazione infortuni, un roster al di sopra del salary cap. Un qualcosa che potrebbe riguardare anche OKC visto che, con i rinnovi, per diversi anni ci sarà il rischio di sforare il salary cap.
Sam Presti sembra però aver già preventivato il rischio. Al di fuori dei maggiori contratti, OKC ha tutti giocatori in scadenza o con opzione di rinnovo alla franchigia. Quindi contratti che, all’occorrenza, potrebbero essere facilmente non rinnovati. Inoltre nel roster sono presenti giocatori appetibili sul mercato e con contratti al momento vantaggiosi, vedi Caruso. E chi completerebbe il roster in caso di massiccio addio delle seconde linee? Facile, si pesca nel draft: OKC ha infatti ben 13 prime scelte nei prossimi 7 anni. Difficile che un GM bravo come Presti non riesca a pescare un paio di rookie buoni.